“Ettore Spalletti. Il cielo in una stanza” presso La Galleria Nazionale di Roma, a cura di Éric de Chassey e in collaborazione con lo Studio Ettore Spalletti, è la prima mostra che celebra il grande maestro dell’arte contemporanea a pochi anni dalla sua scomparsa, avvenuta nel 2019.
Un corpus selezionatissimo di opere, tra pittura e scultura, riscrivono gli spazi del Salone Centrale trasformandolo in un paesaggio che esprime il senso e la portata della ricerca artistica di Ettore Spalletti, protagonista di un percorso solitario e caratterizzato da tratti di unicità nella storia dell’arte contemporanea italiana, da quando, a partire dagli esordi negli anni Settanta, ha attraversato il turbinio delle avanguardie da una prospettiva distaccata, originale e fortemente coerente.
Scelte rigorose e una chiarissima educazione visiva hanno posto un limite a forme geometriche primarie e a colori di elezione, come l’azzurro, il bianco, il grigio, il rosa e il porpora. Altrettanto per le forme scultoree, come la colonna, elemento della tradizione, l’ellisse, il bacile e l’anfora. Ma è un limite che tende all’infinito, dove le regole auree dell’artista hanno il potere di amplificare la forza espressiva delle sue opere, dalla stesura del colore puro alle studiate interazioni con le superfici e le dinamiche ambientali.
Nelle parole del curatore Éric de Chassey: “La scelta precoce del monocromo da parte di Ettore Spalletti come mezzo privilegiato per creare quadri, sculture e spazi si è rivelata nel corso dei decenni particolarmente felice. Invece di porre un limite, ha aperto a possibilità impreviste di fare esperienza senza confini dell’infinito, attraverso una riflessione concreta su materialità specifiche”.
Il colore azzurro, che domina la mostra, nella forma del monocromo occupa lo spazio e invita lo spettatore ad immergersi in questo paesaggio e a prendere parte ad un’esperienza emozionale. Le vibrazioni del colore azzurro seguono il variare della luce e delle situazioni atmosferiche, mentre anche il tempo di chi osserva acquista una dimensione meditativa. Si coglie quindi la presenza di una tensione metafisica che ha caratterizzato la ricerca di Spalletti, a livello artistico e personale. Gli interrogativi sulla dimensione incorporea che l’oggetto artistico possiede sottendono un profondo coinvolgimento spirituale, lo stesso che lo guida nell’intento di tradurre il soprannaturale in qualcosa di tangibile, di portare il cielo in una stanza.
“Ho curato questa mostra – dice Éric de Chassey – con l’obiettivo di permettere ai visitatori della Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di sperimentare quella gioia profonda, quell’esperienza improvvisa che ho provato visitando le mostre ideate da Ettore Spalletti quando era in vita, anche se so bene che si tratterà ora di una gioia diversa”.
In mostra, le opere provenienti dallo Studio Ettore Spalletti si affiancano ad altre opere appartenenti alla collezione permanente della Galleria Nazionale, esposte come inserti in Time is Out of Joint.