“Tracey Emin. Sex and Solitude” Palazzo Strozzi / Firenze

21 Marzo 2025

Palazzo Strozzi presenta “Tracey Emin. Sex and Solitude”, la più grande mostra mai realizzata in Italia dedicata a una delle artiste più famose e influenti del panorama contemporaneo. Curata da Arturo Galansino, Direttore Generale della Fondazione Palazzo Strozzi, l’esposizione indaga la poliedrica attività di Emin che spazia tra pittura, disegno, video, fotografia e scultura, sperimentando tecniche e materiali come il ricamo, il bronzo e il neon. Il titolo fa riferimento a due parole chiave, sesso e solitudine, che permeano le oltre 60 opere di un percorso che attraversa diversi momenti della carriera dell’artista, dagli anni Novanta a oggi, in un intenso viaggio sui temi del corpo e del desiderio, dell’amore e del sacrificio. Molte delle opere della mostra sono presentate in Italia per la prima volta, come la monumentale scultura in bronzo I Followed You To The End (Ti ho seguito fino alla fine, 2024), esposta in dialogo con lo spazio rinascimentale del cortile di Palazzo Strozzi, o la storica installazione Exorcism of the last painting I ever made (Esorcismo dell’ultimo dipinto che abbia mai fatto, 1996), ricostruita in una delle sale del Piano Nobile. Parte fondamentale del percorso sono anche nuove produzioni, in diversi media, realizzate in occasione della mostra. Tracey Emin è celebre per l’approccio diretto e crudo con cui traduce esperienze personali in opere profondamente intime, intense e potenti. Non rappresenta mai eventi specifici, ma cattura emozioni come la passione sessuale e la malinconia, che si esplicitano in un universo artistico fatto di dimensioni, forme e media diversi, in cui desiderio e amore si intrecciano con dolore e sacrificio.

In mostra, dipinti come It – didnt stop – I didnt stop (Non si è fermato – Non mi sono fermata, 2019) o There was blood (C’era sangue, 2022) incarnano tali forze espressive, in cui figurazione e astrazione si fondono sulla tela attraverso intensi gesti pittorici e cromie audaci che delineano frammenti di corpi e immagini di forte carica sessuale. Sculture come All I want is you (Tutto quello che voglio sei tu, 2016), invece, traducono l’energia emotiva in volumi tridimensionali, dando forma alla vulnerabilità e alla forza del corpo umano attraverso una marcata materialità e posture dinamiche che comunicano profonda intimità e introspezione. Anche le opere testuali di Emin agiscono in modo simile, utilizzando un linguaggio diretto ed esplicito per coinvolgere visceralmente il pubblico, e una gestualità totalmente personale basata sulla traduzione visuale della propria scrittura a mano, come nell’installazione al neon Those who Suffer LOVE (Chi soffre AMA, 2009) oppure in ricami o coperte decorate con applicazioni quale I do not expect (Non mi aspetto, 2002).

Nella pratica di Emin vita e arte si intrecciano, con opere in cui momenti intimi e privati si trasformano in metafore esistenziali, riflettendo su grandi temi dell’essere umano, dalla sessualità alla malattia, dalla solitudine al rapporto con gli altri. Attraverso una ricerca onesta e fortemente autobiografica, Emin si concentra in particolare sull’idea della figurazione, ponendosi in particolare rapporto con maestri come Edvard Munch ed Egon Schiele, due degli artisti da lei più amati. La sua esplorazione del corpo la inserisce infatti in una tradizione artistica centrata sulla figura umana, creando un dialogo che allo stesso tempo contrasta e converge con l’eredità rinascimentale di Firenze, incarnata dall’architettura di Palazzo Strozzi stesso.

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