I CV sono nati per definire chi siamo e come ci presentiamo; una sorta di esposizione estesa delle nostre credenziali: nato a, studiato a, lavorato per, frequentato questa scuola…, interessi speciali e hobby. Anche l’arte si adegua con l’integrazione di categorie: mostre, articoli, esposizioni… Questo Curriculum Vitae non si preoccupa tanto dei dati fattuali quanto di quelli non fattuali, non detti e privati. Una lunga lista di domande private, improbabili e senza vergogna ai protagonisti del mondo dell’arte e della creatività. Domande secche come la vita per risposte brevi come la vita.
Carlo Antonelli risponde alle domande di Cristiano Seganfreddo.

Hai mai mostrato troppo?
Impossibile per me fare il contrario. È una dannazione.
Parli mai da solo?
Se non valgono le sole bestemmie, allora no.
Il tuo posto preferito al mondo?
Il vaporetto che collega Camogli (GE) al grande scoglio di Punta Chiappa.
Qual è il tuo cibo preferito?
Nessuno. Ah, no: ciliegie in una bacinella d’acqua.
Denaro, amore, sesso, fama, immortalità: mettili in ordine per te.
Come lo sono già.
Chi sei, quando non sei Carlo Antonelli?
Mi riposo.
A chi stai parlando, davvero, con il tuo lavoro?
Se e quando lavoro, sto zitto. Lascio delle tracce e pure delle trappole. Se invece faccio finta, a quel punto ciancio ai quattro venti.
La canzone che ti ritrovi a canticchiare spesso?
Achille Lauro, quella di Sanremo. Ma sono grande fan dagli inizi. Vorrei essere lui.
Hai animali domestici?
No
Sei più attratto da chi sfugge o da chi resta?
Nessuno è attratto da chi resta. Eppure capita di esserlo. E sai bene che perderai. Pazienza.
Quante ore usi lo smartphone quotidianamente?
Tutto il tempo che ho.
Hai mai avuto paura del successo?
Sì, quello televisivo, che a fatica ho sempre declinato.
Quanto tempo riesci a stare da solo?
Senza smartphone, manco mezz’ora. Se ce l’ho con me, anche mesi.
La persona più creativa che hai incontrato?
Emilio Prini.
Ti capita mai di non capire cosa stai facendo?
Fino ad un certo stadio, sì. Poi no, come tutti.
Il modo più insolito in cui hai guadagnato denaro?
Francamente nessuno. Ho dovuto faticare, come dicono a Napoli. E se anche è successo, si è vanificato. Vedi i due Cattelan della prima ora buttati per sbaglio nella spazzatura da mia madre.
Dessert preferito?
I profiteroles con cioccolato fondente che san fare a Roma. Sennò il budino Elah sempre al cioccolato che fa i buchetti.
Le tre cose che porteresti su Marte?
Vestiti GR10K fatti apposta. Non ci voglio andare però, lo dico chiaramente.
Hai tatuaggi o segni particolari?
No
Il tuo lavoro ti ha fatto perdere qualcuno?
Non che io sappia. Sarebbe interessante, tuttavia.
Il tuo libro preferito?
“Condominium” di J.G. Ballard.
L’abitudine meno salutare che hai?
Mi spiace ripetermi, ma non ho abitudini salutari, nonostante ci provi assai.
Preferiresti essere dimenticato o frainteso?
Prima la seconda e poi, subito dopo, la prima.
Cosa vorresti fosse scritto in tuo ricordo?
“Carlana” e basta, come l'”Enrico” (e basta) di Cuccia sul granito grigio della sua tomba.
Hai mai sentito invidia?
In modo smisurato e spesso immotivato.
Il tuo artista preferito?
Roberto Cuoghi.
Compri moda vintage?
Da quando sono piccolo.
La cosa più impulsiva che hai mai fatto?
Tirare un paio di volte la maniglia rossa del treno.
Ti ricordi l’ultima volta che ti sei sentito ridicolo?
Ma sempre…
Un designer che ammiri?
Enzo Mari per le cose. Massimo Osti per i vestiti.
Pratichi sport o altre attività fisiche?
No (vedi prima).
Hai mai desiderato smettere di fare tutto quello che fai?
Sì, e poi ho fatto altro.
Che profumo usi?
Ma nessuno. Sono cose terribili.
Dove ti vedi a 70 anni?
In un posto dove parlano arabo ma non so quale.
Quanto c’è di te nelle cose che crei?
Tutto.
A che ora ti svegli?
Diciamo alle otto.
Cosa ti imbarazza ancora, nel tuo mondo professionale?
Questo fatto incredibile di avere la patta aperta in riunione pur standoci attento.
Che tipo di vacanze preferisci?
Ormai è così: in un bellissimo posto, ma senza uscire di casa, se non pochissimo.
A chi hai mandato il tuo ultimo messaggio?
Una roba di mezzo lavoro.
La tua versatilità professionale ti ha salvato o fregato?
Tutt’e due. Più la prima.
Il tuo film preferito?
Drag Me to Hell di Sam Raimi.
Cucini con piacere o per necessità?
Come dice mia figlia, non cucino ma cuocio.
Il nome di tua madre ha un significato particolare?
Il nome era bellissimo, Elide. Ho sempre pensato che fosse una calla.
Lavori di notte?
Solo se mi viene da scrivere d’impulso.
Le cinque app che usi di più?
WhatsApp, It Taxi, Freenow, Stremio, Just Eat.
Qual è l’animale che ti rappresenta meglio?
Boh, una formica rossa.
Se dovessi scegliere una sola professione, quale sarebbe?
Scrittore.
Il messaggio in bottiglia che getteresti in mare?
Trovate una spiaggia florida di cibo e rimaneteci.
Hai mai fatto qualcosa di imbarazzante in pubblico?
Sempre.
La tua serie TV preferita?
Ozark.
Hai mai lavorato per compiacere?
Molto raramente.
Il tuo segno zodiacale? Ci credi?
Sì, Capricorno.
Hai un oggetto portafortuna?
Cambiano. Ora ho delle pietrine. Mi sono giusto accorto adesso di aver perso la più importante.
Il posto più sorprendente che hai visitato?
Beirut, metà anni novanta, immediatamente dopo la fine della guerra.
Cosa pensi non esisterà più tra cinque anni che oggi usiamo ogni giorno?
Tutto. Sarà fantastico.
C’è qualcosa che preferiresti non dover mai fare?
No