Jannis Kounellis, Richard Prince Sant’Andrea de Scaphis / Roma

20 Maggio 2025

Al compiersi del suo decimo anniversario, Sant’Andrea de Scaphis – lo spazio espositivo romano di Gavin Brown – ospita una singolare mostra proponendo un dialogo inedito tra Jannis Kounellis e Richard Prince. Inaugurata a Pasqua e visitabile fino al 25 luglio 2025, la mostra presenta due opere: Untitled (Muro d’Oro) (1986) di Jannis Kounellis, e Deposition (2025) di Richard Prince.

Untitled (Muro d’Oro) è un’installazione composta da tre elementi: foglia d’oro, sacchi di juta e un cappello e un cappotto. Sulla parete d’oro il cappello e il cappotto sono appesi e abbandonati, alludendo all’assenza dell’uomo. La parete di juta, delimitata da travi metalliche ai lati e in alto, è contenuta da questa pesante cornice attorno al monumentale cumulo di sacchi. La foglia d’oro, applicata direttamente sulle pareti grezze della chiesa sconsacrata richiama alla mente gli affreschi del primo Rinascimento, le icone bizantine, la secessione di Vienna ed è un viaggio simbolico attraverso la storia dell’arte. L’oro, che ha origine nei primi istanti della nascita dell’universo, rappresenta una profonda riflessione sul rapporto dell’uomo con il mondo materiale.

Deposition è un’opera nuova e inedita. Della durata di quasi sette ore, è un video della deposizione di Prince nel processo in cui l’artista è stato citato in giudizio da diversi utenti di Instagram per violazione del copyright. Si tratta essenzialmente di un objet trouvé. Un documento giudiziario. Un sottoprodotto del sistema giudiziario civile americano, buttato via per caso e normalmente destinato
alla discarica burocratica. Ma nella sua semplicità l’opera ha una potenza straordinaria: un’inquadratura continua e frontale di Prince mentre sostiene l’inesorabile interrogatorio dell’avvocato della controparte. È un duello gladiatorio: una parte tenta di smantellare la nozione stessa di arte e di smascherare Richard Prince e, per estensione, tutti gli altri artisti come truffatori; l’altra, Prince stesso, che con fermezza, in maniera blandamente eroica, non concede nulla. Mantiene la sua posizione spiegando l’essenza stessa dell’arte, cosa significa essere un artista, fare arte nel suo senso più distillato e fondamentale.

Questi due artisti e queste due opere sono, per molti versi, agli antipodi. Prince, conosciuto fin dagli anni Ottanta come artista dell’appropriazione, fa parte di quel mondo postmoderno di cui Kounellis diffidava. Tuttavia, è proprio in questa opposizione che risiedono la tensione e la forza di questo binomio. È chiaro che il “vecchio” mondo del postmodernismo è davvero finito. La sala degli specchi degli ultimi 50 anni è andata in frantumi. E la realtà dell’uomo è tornata, con guerre e autoritari al potere in tutto il mondo. In questo senso, Kounellis prepara il palcoscenico come ha sempre fatto. E Prince, rivendicando il diritto umano all’autonomia e alla libertà, è il protagonista di Kounellis. L’uomo qualunque col cappello e il cappotto. Oppresso da una nuova tecno-autorità dominante.

Cerca altri articoli

VETRINA