Nata nel 2015 come progetto indipendente, Fanta-MLN oggi è una galleria che unisce una curatela puntuale a uno sguardo verso il futuro. In questa conversazione, Alessio Baldissera, Gloria de Risi e Alberto Zenere ripercorrono la loro evoluzione, il rapporto con gli artisti emergenti e la partecipazione a fiere internazionali. Tra architettura industriale, ricerca autoriale e sfide del mercato, raccontano cos’è per loro una galleria indipendente oggi: un luogo di dialogo, stratificazione e resistenza. Un confronto sincero su pratiche, responsabilità e quella “quarta voce” che nasce dal lavoro collettivo.
Cristiano Seganfreddo: Fanta-MLN nasce nel 2015 come project space in un ex magazzino sotto i binari ferroviari di Milano, per poi diventare galleria nel 2018. Cosa ha significato per voi questo passaggio? È stato un cambiamento di forma, di metodo o di responsabilità?
Fanta-MLN: La transizione da project space a galleria è stata per noi molto naturale, nata dall’esigenza di instaurare con gli artisti un dialogo sul lungo periodo e condividere con loro un percorso. Se metodo e forma sono rimasti per lo più invariati, sicuramente il passaggio ha comportato una presa di coscienza di una responsabilità diversa, più ampia, nei confronti degli artisti e del pubblico.
CS: Siete un collettivo di tre persone – Gloria de Risi, Alessio Baldissera e Alberto Zenere – con background diversi ma complementari. Come funziona la vostra dinamica interna? Come si prende una decisione curatoriale o strategica in tre?
Fanta-MLN: I progetti e le decisioni, sia curatoriali che programmatiche, sono sempre condivisi fra di noi. A volte essere in tre può rallentare alcuni processi, ma è anche un passaggio fondamentale per confrontarci, discutere e affinare le idee. Alla base del nostro rapporto c’è un profondo rispetto reciproco e delle rispettive sensibilità, e ci piace immaginare che da questo dialogo possa nascere una “quarta voce”, frutto dello scambio continuo tra noi.
CS: Il nome “Fanta” evoca un immaginario ambiguo: pop, ironico, ma anche aperto alla fantasia. Cosa significa per voi “Fanta”? È un codice, una maschera, una dichiarazione di intenti?
Fanta-MLN: Il nome della galleria è nato in modo abbastanza spontaneo, senza grandi riflessioni sul suo significato. Negli anni abbiamo immaginato diverse storie a cui ricondurlo, ma ci piace anche che viva in questa ambiguità, capace di evocare immaginari differenti senza necessariamente chiudersi in una definizione univoca.
CS: Il vostro programma si è sempre concentrato su artisti emergenti italiani e internazionali, spesso alla loro prima personale. Come selezionate gli artisti con cui lavorate? Cosa cercate in una pratica artistica oggi?
Fanta-MLN: Quando incontriamo una pratica che ci colpisce, spesso seguono lunghe conversazioni con l’artista, per conoscerci meglio ed entrare il più possibile nella sua ricerca. Non abbiamo criteri predefiniti, ma sicuramente la percezione di un’urgenza autentica e di una sensibilità condivisa sono elementi fondamentali per decidere di iniziare un percorso insieme.
CS: Avete recentemente vinto il premio come Miglior Galleria Emergente ai Flash Art Italia Award 2025. Cosa rappresenta per voi questo riconoscimento e come si inserisce nel vostro percorso?
Fanta-MLN: Siamo molto felici di questo premio. È stato importante vedere il nostro lavoro riconosciuto da figure che stimiamo e sentirci parte di una comunità più ampia. È un incoraggiamento a continuare con coerenza nel nostro percorso.
CS: La vostra sede attuale in via Asiago 12 è un ex spazio industriale con una forte identità architettonica. In che modo lo spazio fisico influisce sulla concezione e realizzazione delle mostre?
Fanta-MLN: Lo spazio fisico è per noi molto importante. Abbiamo sempre cercato luoghi con una forte identità architettonica, con cui poterci confrontare e, in un certo senso, “giocare”. Ci interessa vedere come gli artisti interpretano un luogo, ne colgono alcune caratteristiche e lo trasformano con i loro progetti. Quando possibile, le modifiche apportate da un’artista rimangono anche dopo la mostra, così lo spazio diventa il risultato di una stratificazione di gesti e tracce che raccontano un percorso condiviso.
CS: Avete partecipato a fiere internazionali come Art Basel e Artissima, portando progetti di artisti come Noah Barker e Lorenza Longhi. Come bilanciate la ricerca sperimentale con le esigenze del mercato dell’arte?
Fanta-MLN: Cerchiamo di non farci condizionare troppo dalle esigenze del mercato, consapevoli anche della loro volubilità. La nostra priorità resta sempre quella di sostenere le pratiche in cui crediamo, presentandole al meglio nei diversi contesti in cui operiamo.
CS: In un momento in cui molte gallerie si appiattiscono su modelli fieristici, avete scelto un modello più autoriale, quasi curatoriale. Come immaginate la sostenibilità di una galleria indipendente oggi? E quale pensate debba essere, oggi, la responsabilità culturale di un gallerista?
Fanta-MLN: La sostenibilità di una galleria, per noi, passa attraverso una rete di relazioni autentiche, sia con gli artisti che con i collezionisti, i colleghi e le istituzioni. Crediamo in un modello che non si esaurisca nell’immediato, ma che si costruisca anche nel quotidiano, con una progettualità condivisa. La responsabilità culturale di un gallerista, oggi, è anche quella di prendersi il tempo per accompagnare una ricerca, contribuire alla sua comprensione e favorire un dialogo con il pubblico.
CS: Il vostro lavoro implica spesso una forma di riscoperta o rilettura di artisti dimenticati, ma anche un rapporto ravvicinato con eredi, archivi, famiglie. Che tipo di relazione cercate con chi custodisce un’opera, una storia, un lascito? E come vi ponete rispetto alla possibilità – e al rischio – di “rimettere in scena” una biografia artistica?
Fanta-MLN: Ad oggi lavoriamo principalmente con artisti della nostra generazione, ma le mostre collettive sono spesso occasioni per mettere in dialogo queste pratiche con quelle di figure di una generazione precedente, attraverso opere che sono punti di riferimento per la nostra sensibilità. La mostra attualmente in corso in galleria, in cui presentiamo un’opera di Bill Bollinger in prestito dal Kunstmuseum Liechtenstein, è stata la prima occasione per presentare il lavoro di un artista non piu’ in vita. In questo caso abbiamo cercato un confronto aperto, rispettoso e trasparente con l’istituzione custode del lavoro, consapevoli della delicatezza e della responsabilità che implica ogni rilettura. “Rimettere in scena” significa per noi attivare nuovi significati, cercare di comprendere la rilevanza che alcuni gesti possono avere oggi, senza sovrascrivere la loro storia e le condizioni che hanno portato alla loro concezione.
CS: Molti dei vostri progetti sembrano avere a che fare con il tempo: recuperare, preservare, ma anche dislocare, rimettere in circolo. Che idea avete del tempo nell’arte? È più uno strumento di lavoro, un nemico o una forma di alleanza?
Fanta-MLN: In un momento in cui tutto sembra correre veloce e in un’unica direzione, ci piace pensare che l’arte possa offrire un tempo diverso, meno lineare, piu’ “obliquo”. Il tempo è per noi una forma di alleanza: ci permette di sedimentare, di tornare su una pratica o un’opera con uno sguardo nuovo. È uno strumento di lavoro, ma anche una materia stessa del nostro fare. Alcuni progetti richiedono anni per maturare, ed è anche in quella durata che spesso risiede il loro valore.