L’ampia proiezione parietale di Oumuamua (il messaggero che arriva per primo da lontano) (2020), occupa per intero la parete di fondo della sala-2 della galleria P420 a Bologna. L’immagine-video dell’esoasteroide che cresce sino a coprire completamente il campo visivo dell’inquadratura è installata a filo con il pavimento e il soffitto della sala vuota, in penombra. Il movimento filmico dell’oggetto produce una transizione graduale dalla luce al buio, andando a occupare immaterialmente lo spazio attraverso quella che in effetti è un’illusione cinematografica.
L’intera “Migrazione del reale”, prima personale di Franco Vaccari da P420 è in semioscurità. Le ampie vetrate di ingresso della galleria sono state coperte e le tele dei Sogni che Vaccari ha trascritto e illustrato a partire dai primi anni Ottanta – in questo caso riprodotti in stampe fotografiche – restano al buio per essere illuminate solo al passaggio dei visitatori e mediante l’attivazione di un sistema di fotocellule connesse a faretti.
La mostra è stata concepita dall’artista per mettere in scena un paradossale spostamento del reale da una dimensione onirica verso il mondo degli uomini. Una migrazione alquanto contraddittoria che si comprende solo se messa in relazione a una delle più eccezionali scoperte astronomiche degli ultimi anni, ovvero la registrazione del transito di Oumuamua, primo oggetto interstellare svincolato da orbite gravitazionali mai osservato nel sistema solare. Oumuamua, di cui Vaccari utilizza un immagine elaborata a partire dai dati raccolti con i telescopi del PanStarrs1 dell’università delle Hawaii, arriva da un mondo che si pensava non esistesse. Il movimento di rotazione irregolare dell’esoasteroide nel video investe lo spettatore e preannuncia uno spostamento di una possibile realtà dall’ambito dell’invisibile a quello del visibile. Qualcosa che si manifesta grazie alle mutate condizioni di accessibilità al visibile. Il paradosso della migrazione infraonirica su cui poggia la narrazione dell’artista, si costruisce sull’affermazione di una nuova prospettiva tecnica di osservazione astronomica.
Il lavoro di Vaccari non ricorre ai topoi surrealisti e irrealisti sul sogno, quello di cui parla l’artista è un reale che giunge inaspettato così come inatteso era l’arrivo di Oumuamua. Un medium (in questo caso messaggero) arrivato da un altrove non ancora definito, per annunciarci la presenza di un numero incalcolabile di realtà alternative alla nostra. Una trascrizione che emerge dal buio come i racconti e le illustrazioni dei sogni che l’artista ha reso presenti pur nell’assenza di luce, in quel buio in cui si dorme e in cui si producono sogni e luoghi del reale, probabilmente in transito verso di noi.