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348 Mar-Apr 2020, Recensioni

31 Marzo 2020, 9:00 am CET

Jared Madere “Paths to G-dess〜 Tiny Dick Timmy Ricochet〜 Live from the Geomancer’s Clit Ring” Galleria Federico Vavassori / Milano di Milo Conroy

di Milo Conroy 31 Marzo 2020
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Jared Madere, “In the back of the restaurant I made him kiss the ring: Haunted House in the Key of New Years – Paths to G-dess〜 Tiny Dick Timmy Ricochet〜 Live from the Geomancer’s Clit Ring – You say one thing and everyone acts like you don’t mean the opposite of it at the same time too”. Veduta della mostra presso Galleria Federico Vavassori, Milano, 2020. Fotografia di Alessandro Zambianchi. Courtesy l’artista e Galleria Federico Vavassori, Milano.
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Jared Madere, “In the back of the restaurant I made him kiss the ring: Haunted House in the Key of New Years – Paths to G-dess〜 Tiny Dick Timmy Ricochet〜 Live from the Geomancer’s Clit Ring – You say one thing and everyone acts like you don’t mean the opposite of it at the same time too”. Veduta della mostra presso Galleria Federico Vavassori, Milano, 2020. Fotografia di Alessandro Zambianchi. Courtesy l’artista e Galleria Federico Vavassori, Milano.
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Jared Madere, “In the back of the restaurant I made him kiss the ring: Haunted House in the Key of New Years – Paths to G-dess〜 Tiny Dick Timmy Ricochet〜 Live from the Geomancer’s Clit Ring – You say one thing and everyone acts like you don’t mean the opposite of it at the same time too”. Veduta della mostra presso Galleria Federico Vavassori, Milano, 2020. Fotografia di Alessandro Zambianchi. Courtesy l’artista e Galleria Federico Vavassori, Milano.
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Jared Madere, “In the back of the restaurant I made him kiss the ring: Haunted House in the Key of New Years – Paths to G-dess〜 Tiny Dick Timmy Ricochet〜 Live from the Geomancer’s Clit Ring – You say one thing and everyone acts like you don’t mean the opposite of it at the same time too”. Veduta della mostra presso Galleria Federico Vavassori, Milano, 2020. Fotografia di Alessandro Zambianchi. Courtesy l’artista e Galleria Federico Vavassori, Milano.
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Jared Madere, “In the back of the restaurant I made him kiss the ring: Haunted House in the Key of New Years – Paths to G-dess〜 Tiny Dick Timmy Ricochet〜 Live from the Geomancer’s Clit Ring – You say one thing and everyone acts like you don’t mean the opposite of it at the same time too”. Veduta della mostra presso Galleria Federico Vavassori, Milano, 2020. Fotografia di Alessandro Zambianchi. Courtesy l’artista e Galleria Federico Vavassori, Milano.

I gatti, un simbolo comune del Deja Vu, sono i principali abitanti del mondo-specchio che Jared Madere ha ideato da Federico Vavassori a Milano, immaginando questa produzione come tre mostre simultanee. Nella prima, una monelleria violenta e giocosa inscenata sul murale intitolato Cat swat bird (tutti datati 2020), raffigura gatti intenti a catturare e graffiare volatili fra rossetto rosso, cascate di piume e viscere fatte di marmellata. Questi disegni ritornano nella terza stanza della galleria – “You say one thing and everyone acts like you don’t mean the opposite of it at the same time” –, questa volta intitolati Cat swat bird Rematch (la rivincita, ndr) anche se di fatto a vincere sono ancora i felini. Questa stanza presenta anche una grande scultura a forma di gatto You know there is nothing to understand because you’ve been there, realizzata con alluminio e nastro isolante; la calotta cranica rimossa, lascia intravedere una pianta di lavanda aggrovigliata a mo’ di corona che germoglia in ogni direzione. Una copia della scultura, questa volta fatta di legno ricoperto da toppe di denim campeggia nella mostra centrale “Paths to G-dess 〜 Tiny Dick Timmy Ricochet〜 Live from the Geomancer’s Clit Ring”, un murale di rossetto che ritrae la fine imminente di una famiglia di batteri agglomerata sull’anello del piercing clitorideo di una geomante. La famiglia rannicchiata è terrorizzata dalle onde di fluido – disegnate sulle pareti vicine – che minacciano di lavarla via. Gli Earth Angels, creature policefale, fatte di cartone, vernice, brandelli di plastica e stelle filanti di filo interdentale sono inchiodati alle pareti, apparentemente cavalcano le onde di fluido detergente con l’intenzione di trascinare la famiglia e salvarla dai pericoli dell’organo sessuale che chiamano casa.
Nelle stanze adiacenti, le pareti sono ricoperte di Cat Swat, disegni, arazzi di seta appesi e opere murarie più piccole di carta fotografica germogliate di vegetazione, con altre raffigurazioni del conflitto e della convivenza tra gatti e uccelli.
Gli arazzi sono collage digitali su seta che offrono la chiave per comprendere la pratica artistica di Jared Madere in un senso più ampio, più che il contenuto in sé. Questi pezzi sono un tributo alla tradizione della fabbricazione degli arazzi nel Medioevo, come si può vedere dai reperti del Metropolitan Museum di New York o in quelli del British Museum di Londra. Un buon esempio di questa tradizione è l’arazzo The Story of the Trojan War, Death of Troilus, Achilles, and Paris (Spagna, 1456) che contiene diverse narrazioni visive sovrapposte simultaneamente, ma non cronologicamente. L’angolo in alto a sinistra raffigura Troilo in lotta con Achille; altrove nella tessitura, la testa di Troilo pende dalla coda del cavallo di Achille come una lattina legata al tubo di scappamento di una macchina di novelli sposi con tanto di motto “Just Married” dipinto a spray sul finestrino. Trojan War non può essere letto linearmente dall’alto verso il basso o da sinistra verso destra, questo metodo narrativo onnicomprensivo è un concetto superato per Madere. I suoi arazzi sono una cavalcata di eventi cosmici che vanno oltre un modello non lineare. Sono iconici, un termine qui utilizzato sia come idioma che come aggettivo nella storia dell’arte – le iconografie sono immagini al di fuori della successione temporale, che non rappresentano un particolare momento ma esistono come massime filosofiche o spirituali.
Così la Madonna o la Vergine col Gesù, sono indicatori per inquadrare gli arazzi e più in generale la pratica di Madere, che è per certi versi una sintesi di entrambi.

(Traduzione dall’inglese di Marta Zanoni)

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