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355 INVERNO 2021-22, Recensioni

11 Febbraio 2022, 9:00 am CET

TARWUK “Ante mare et terras” Collezione Maramotti / Reggio Emilia di Marta Silvi

di Marta Silvi 11 Febbraio 2022
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TARWUK, “Ante mare et terras”. Veduta della mostra presso Collezione Maramotti, Reggio Emilia, 2021. Fotografia di Dario Lasagni. Courtesy Collezione Maramotti, Reggio Emilia.
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TARWUK, “Ante mare et terras”. Veduta della mostra presso Collezione Maramotti, Reggio Emilia, 2021. Fotografia di Dario Lasagni. Courtesy Collezione Maramotti, Reggio Emilia.
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TARWUK, “Ante mare et terras”. Veduta della mostra presso Collezione Maramotti, Reggio Emilia, 2021. Fotografia di Dario Lasagni. Courtesy Collezione Maramotti, Reggio Emilia.
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TARWUK, “Ante mare et terras”. Veduta della mostra presso Collezione Maramotti, Reggio Emilia, 2021. Fotografia di Dario Lasagni. Courtesy Collezione Maramotti, Reggio Emilia.
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TARWUK, “Ante mare et terras”. Veduta della mostra presso Collezione Maramotti, Reggio Emilia, 2021. Fotografia di Dario Lasagni. Courtesy Collezione Maramotti, Reggio Emilia.
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TARWUK, KLOSKLAS_črgNAWSS.143, 2019. Argilla resinosa, acciaio dolce, schiuma di poliuretano, cuoio riciclato, vetro, fil di ferro, legno, filo di rame, penny di rame, filo, pelle di coyote riciclata, acrilico, caffè, fiori essiccati, e ramo. 190 x 80 x 50 cm (dimensioni variabili). Fotografia di Dario Lasagni. Courtesy l’artista.

Prima di tentare la fuga dalla Francia occupata, che nel 1940 lo avrebbe condotto alla morte, Walter Benjamin lasciò l’Angelus Novus nelle mani di Hannah Arendt, uno degli scritti più efficaci della storia dell’arte. Oggi questo angelo sembra tornare ai nostri occhi nella scultura KLOSKLAS_črgNAWSS.143 (2019) esposta in “Ante mare et terras” presso la Collezione Maramotti, prima mostra personale in Italia di TARWUK (Bruno Pogačnik Tremow e Ivana Vukšić, artisti croati con base a New York). Quattro sculture di grandi dimensioni e una serie di disegni.

Tužni Rudar (2018), l’opera da cui ha origine il progetto, si propone come un punto zero dell’identità, l’uno universale, che riflettendo la sua immagine nello specchio si vede per la prima volta e si “conosce” o “ri-conosce” come altro da sé, per dirla con Levinas. Non è un caso che il cuore della mostra sia collocato in una delle sale più intime e significative della Collezione Maramotti, quella dove venivano creati i nuovi modelli.

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TARWUK, Tužni Rudar 2018. Dettaglio. Argilla resinosa, acciaio dolce, schiuma di poliuretano, fil di ferro, filo, pelle di coyote riciclata, acrilico, caffè, denti umani, protesi dentaria, reliquie dalla BQE (Brooklyn-Queens Expressway), sale, fiori essiccati, e cavo d’acciaio. 220 x 245 x 170 cm (dimensioni variabili). Fotografia di Dario Lasagni. Courtesy l’artista.
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TARWUK, Tužni Rudar 2018. Dettaglio. Argilla resinosa, acciaio dolce, schiuma di poliuretano, fil di ferro, filo, pelle di coyote riciclata, acrilico, caffè, denti umani, protesi dentaria, reliquie dalla BQE (Brooklyn-Queens Expressway), sale, fiori essiccati, e cavo d’acciaio. 220 x 245 x 170 cm (dimensioni variabili). Fotografia di Dario Lasagni. Courtesy l’artista.
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TARWUK, KLOSKLAS_74HRz.kkot, 2021. Dettaglio. Argilla resinosa, acciaio dolce, schiuma di poliuretano, fil di ferro, legno, spago, plastica, acrilico, protesi dentaria, e gesso. 220 x 120 x 85 cm. Fotografia di Dario Lasagni. Courtesy l’artista.
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TARWUK, KLOSKLAS_74HRz.kkot, 2021. Dettaglio. Argilla resinosa, acciaio dolce, schiuma di poliuretano, fil di ferro, legno, spago, plastica, acrilico, protesi dentaria, e gesso. 220 x 120 x 85 cm. Fotografia di Dario Lasagni. Courtesy l’artista.
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TARWUK, KLOSKLAS_74HRz.kkot, 2021. Argilla resinosa, acciaio dolce, schiuma di poliuretano, fil di ferro, legno, spago, plastica, acrilico, protesi dentaria, e gesso. 220 x 120 x 85 cm. Fotografia di Dario Lasagni. Courtesy l’artista.
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TARWUK, Tužni Rudar 2018. Argilla resinosa, acciaio dolce, schiuma di poliuretano, fil di ferro, filo, pelle di coyote riciclata, acrilico, caffè, denti umani, protesi dentaria, reliquie dalla BQE (Brooklyn-Queens Expressway), sale, fiori essiccati, e cavo d’acciaio. 220 x 245 x 170 cm (dimensioni variabili). Fotografia di Dario Lasagni. Courtesy l’artista.

TARWUK presta grande attenzione al modo in cui le opere si relazionano con lo spazio: quattro presenze soltanto, ma particolarmente potenti e articolate, quattro punti cardinali, quattro stadi della metamorfosi, (Ante mare et terras attinge all’incipit delle Metamorfosi di Ovidio), quattro condizioni preumane e preterresti, che citano la Genesi. La metamorfosi si realizza partendo da forme semplici, per lo più monolitiche, in cui lo spettatore è invitato, e obbligato, a entrare nell’esperienza visiva dell’opera e della collettività di tutta la sala, per via dello specchio frontale che assorbe il sé e l’ambiente circostante (Tužni Rudar, 2018), per passare a forme più complesse in cui prevale la dialettica (KLOSKLAS_55NeoNoch, 2019), la separazione di piccole figure che escono progressivamente dall’identità primaria (KLOSKLAS_črgNAWSS.143, 2019), in cui la scultura non tocca più il pavimento dello spazio autodefinendosi (KLOSKLAS_74HRz.kkot, 2021). Simboli e sigilli, dipinti direttamente sul muro e su alcune delle sculture, una volta collegati mentalmente, creano linee di forza invisibili ma persistenti in cui la partecipazione dello spettatore diventa elemento dinamico imprescindibile.

L’ultimo passaggio della metamorfosi si realizza quando la scultura diventa completamente indipendente dallo spazio circostante, oggetto autosufficiente in grado di presentarsi senza la necessità di ancoraggi al muro come Tužni Rudar (2018), e KLOSKLAS_črgNAWSS.143 (2019) o al pavimento come KLOSKLAS_55NeoNoch (2019).

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TARWUK, Otsego_Bay011, 2020. Matita e acrilico su carta. 30,5 x 22,9 cm. Courtesy l’artista.
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TARWUK, Otsego_Bay002, 2020. Matita, matita colorata e acrilico su carta. 30,5 x 22,9 cm. Courtesy l’artista.
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TARWUK, Otsego_Bay009, 2020. Matita, matita colorata e inchiostro su carta. 30,5 x 22,9 cm. Courtesy l’artista.
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TARWUK, KLOSKLAS_55NeoNoch, 2019. Dettaglio. Argilla resinosa, acciaio dolce, schiuma di poliuretano, fil di ferro, filo, pelle di coyote riciclata, acrilico, caffè, legno, tappetino di gomma, alluminio, e impronte di Mario Diacono. 216 x 374 x 119 cm. Fotografia di Carlo Vannini. Courtesy l’artista.
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TARWUK, KLOSKLAS_55NeoNoch, 2019. Dettaglio. Argilla resinosa, acciaio dolce, schiuma di poliuretano, fil di ferro, filo, pelle di coyote riciclata, acrilico, caffè, legno, tappetino di gomma, alluminio, e impronte di Mario Diacono. 216 x 374 x 119 cm. Fotografia di Carlo Vannini. Courtesy l’artista.
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TARWUK, KLOSKLAS_črgNAWSS.143, 2019. Argilla resinosa, acciaio dolce, schiuma di poliuretano, cuoio riciclato, vetro, fil di ferro, legno, filo di rame, penny di rame, filo, pelle di coyote riciclata, acrilico, caffè, fiori essiccati, e ramo. 190 x 80 x 50 cm (dimensioni variabili). Fotografia di Dario Lasagni. Courtesy l’artista.

Ai materiali prevalentemente adottati (argilla resinosa, acciaio dolce, schiuma di poliuretano, fil di ferro, acrilico) in alcune opere si aggiungono filo, pelle di coyote riciclata, caffè, sale, fiori essiccati, cavi d’acciaio, penny di rame, legno, spago, plastica, gesso, gomma, alluminio, denti umani, protesi dentarie, ciò che TARWUK definisce BQE relic, ovvero detriti industriali raccolti sotto la Brooklyn-Queens Expressway e poi assemblati in studio in forme di amuleti.

I dodici disegni, eseguiti prevalentemente durante la pandemia – quando gli artisti non avevano accesso allo studio a Dumbo, dove solitamente lavoravano ai progetti ambientali –, esposti all’ingresso della Collezione, creano un contrappunto delicato, la visione di uno spazio più intimo e privato. Forme espressive pienamente autonome, essi appaiono onirici e immediati, accogliendo echi simbolisti e del secessionismo viennese.

TARWUK pone al centro del suo interesse le questioni legate all’identità: cosa rende un individuo tale e in che modo si articolano i percorsi della conoscenza individuale e collettiva, slegandosi da un cammino teoretico stabile, di concetti predefiniti. Ogni scultura presente in mostra è un microcosmo, la tappa di un viaggio, produttore intrinseco di narrazioni ancestrali e oggetto/portale che apre a differenti dimensioni dell’essere.

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