“DWYL” è un progetto ideato da Danilo Correla e Tiziana Di Caro, che include una nuova produzione di opere quasi tutte realizzate in esclusiva per la galleria. DWYL è l’anagramma di Do What You Love (Fa ciò che ami), ma anche di Don’t waste your life (Non rovinare la tua vita). Il titolo introduce alle tematiche centrali del percorso di ricerca di Correale, che riguardano il presente e il futuro del lavoro, il precariato e il lavoro cognitivo, sia esso immateriale o “reputazionale”, così come la relazione con i media e la critica ai sistemi economici dominanti.
“DWYL” è una mostra che utilizza un metodo cinematico, il cui punto di partenza è simile al sistema choose your own adventure (scegli la tua avventura), dove allo spettatore è chiesto di completare delle omissioni consapevoli proprie delle opere in mostra.
La mostra si apre con una serie di specchi corredati da dispositivi audio dai quali poter ascoltare un’opera di teatro sonico, ambientata in un appartamento simile allo spazio della galleria. In esso quattro personaggi dialogano sul senso del tempo e del lavoro, su “ the coming of age” (raggiungimento della maggiore età) o la sua impossibilità, il tutto alludendo all’opera già visibile nell’ambiente successivo della galleria. Obbligandoci a guardare a noi stessi, l’opera che accoglie gli spettatori fa sì che si stabilisca una posizione di centralità del soggetto, indicando poi l’attuazione di un passaggio, dell’addentrarsi in una dimensione altra, nuova e sconosciuta, lasciandosi alle spalle il passato per entrare consapevolmente nel presente.
Un tema da sempre indagato da Danilo Correale è la relazione tra lavoro, tempo libero, sonno e noia. Sebastian, l’installazione – scultura che occupa la seconda sala, potrebbe inquadrare questa triangolazione. Sebastian potrebbe essere considerato come l’emblema della fatica, dello “sforzo materiale che si fa per compiere un lavoro”, ma anche come l’esatto opposto: indicando chi, ingannato dal motto Do What You Love and you’ll never work a day in your life (Fai ciò che ami e non lavorerai neanche un giorno della tua vita), si trova ora in un labirinto senza amore, in bilico tra identità e continua dissipazione di risorse cognitive.
Il corpo dell’opera è talmente pesante che il suo passaggio crea dei solchi nel pavimento in un moto innaturale, spinto da fattori esterni come se fossero gli ingranaggi inarrestabili di un motore invisibile in continua evoluzione, disegnando il tragitto indefinito di Sebastian.
Una serie di appunti, di disegni “sinistri” (perché realizzati con la mano sinistra che non è la mano dominante dell’artista), completa il progetto. Correale utilizza dei fogli su cui sono stampate delle vignette utilizzate in psicoterapia, dove è chiesto al paziente di “completare con la parola idonea”. Qui l’idea della fatica muove in un’altra definizione per cui allo sforzo di chi disegna con la mano “sbagliata” si contrappone il travaglio dell’intelletto nel cercare la parola corretta, al fine di esemplificare uno stato d’animo o un pensiero ricorrente.