Curriculum Vitae – Guglielmo Castelli

3 Giugno 2025

I CV sono nati per definire chi siamo e come ci presentiamo; una sorta di esposizione estesa delle nostre credenziali: nato a, studiato a, lavorato per, frequentato questa scuola…, interessi speciali e hobby. Anche l’arte si adegua con l’integrazione di categorie: mostre, articoli, esposizioni… Questo Curriculum Vitae non si preoccupa tanto dei dati fattuali quanto di quelli non fattuali, non detti e privati. Una lunga lista di domande private, improbabili e senza vergogna ai protagonisti del mondo dell’arte e della creatività. Domande secche come la vita per risposte brevi come la vita.

L’artista Guglielmo Castelli risponde alle domande di Cristiano Seganfreddo.

Hai mai mostrato troppo?
Si, troppo. Tornassi indietro mostrerei forse la metà di quello che ho fatto, avevo una fottuta paura, sbracciavo per dire “sono qui”.

Parli mai da solo?
Spesso, mai domande solo asserzioni.

Il tuo posto preferito al mondo?
Il mio studio e il mio guardaroba.

Qual è il tuo cibo preferito?
Pasta.

Denaro, amore, sesso, fama, immortalità: mettili in ordine per te.
Amore, denaro, sesso, fama, immortalità.

Chi sei, quando non sei un artista?
Penso di essere una persona mediamente noiosa con un brutto carattere, ma con un ottimo gusto.

A chi stai parlando, davvero, con la tua pittura?
A quel periodo dell’infanzia pieno di solitudine che mi ha cresciuto e che ha dato l’alfabeto alla mia pittura.

La canzone che ti ritrovi a canticchiare spesso?
Stranizza d’amuri di Battiato.

Hai animali domestici?
Si, il mitico Ugo.

Il tuo lavoro è pieno di figure che si dissolvono o si nascondono. Sei più attratto da chi sfugge o da chi resta?
Da chi resta, rimanere è sempre più difficile.

Quante ore usi lo smartphone quotidianamente?
Troppe, mi dico sempre di diminuire, ma poi non lo faccio mai.

Hai mai avuto paura del successo?
Sì.

Quanto tempo riesci a stare da solo?
Tanto tempo, è la condizione migliore per un’artista, anzi bramo la solitudine.

La persona più creativa che hai incontrato?
Si chiamava Carla, un vulcano; riusciva a fare calcoli pirotecnici, nel mentre fare la spesa, ironizzare sulla fine del mondo vestendo Cardin e ricordando che “…indietro neanche per prendere la rincorsa”.

Ti capita mai di non capire cosa stai facendo?
Spesso, poi mento dicendo che capisco. Bisogna mentire fino a rendere vero ció che si mistifica.

Il modo più insolito in cui hai guadagnato denaro?
Dando ripetizione di disegno.

Dessert preferito?
Tiramisù.

Le tre cose che porteresti su Marte?
Ma chi ci vuole arrivare su Marte? Attendo il meteorite prima.

Hai tatuaggi o segni particolari?
Sì vari, ma mai pentito, li riguardo, mi ci ritrovo mi riassolvo.

L’arte ti ha fatto perdere qualcuno?
Si, certe amicizie; non sono stato in grado di cogliere le necessità altrui concentrandomi solo sulle mie. Anche oggi; i miei amici mi danno molto più amore di quello che sono in grado di dare io.

Il tuo libro preferito?
Cent’anni di solitudine.

L’abitudine meno salutare che hai?
Ogni tanto fumo e mangio tantissimi ma tantissimi ma tantissimi dolci.

Preferiresti essere dimenticato o frainteso?
Frainteso.

Cosa vorresti fosse scritto in tuo ricordo?
Persona piena di beneducate frivolezze, con un grande gusto e talento sincero.

Hai mai sentito invidia?
Sì.

Il tuo artista preferito?
Leon Spilliaert, Louis Burgeois.

Compri moda vintage?
Oggi meno, ma a volte per ricerca ancora sì.

La cosa più impulsiva che hai mai fatto?
Messaggi imbarazzanti nel periodo dei vent’anni ad amanti improbabili. Manifestando loro mancanza, quando in realtà era solo egosintomia.

Ti ricordi l’ultima volta che ti sei sentito ridicolo?
Tutti i giorni, almeno un momento di ridicolaggine devo immetterlo nel mio stare nel mondo, mi riassesta con la realtà.

Un designer che ammiri?
Rei Kawakubo.

Pratichi sport o altre attività fisiche?
Sì, palestra.

Hai mai desiderato smettere di dipingere?
Mai.

Che profumo usi?
Uso da anni Kasbah di Piguet ogni tanto mi spingo a Sicomore di Chanel.

Dove ti vedi a 70 anni?
Nel mio salotto a disegnare con un meraviglioso kimono in seta blu notte con un sfumature tie dye pensando malinconicamente a quello che è stato.

Quanto c’è del tuo corpo nei tuoi personaggi?
Tanto, il dinoccolamento, lunghi arti, eleganza sabauda.

A che ora ti svegli?
06.45.

Cosa ti imbarazza ancora, nel mondo dell’arte?
Che ci siano troppe figure fintamente accreditate che lavorano nell’arte.

Che tipo di vacanze preferisci?
Lontane, assolate, piene di silenzi e cicale.

A chi hai mandato il tuo ultimo messaggio?
Al barbiere per ricordarmi a che ora è domani l’appuntamento.

L’arte ti ha salvato o fregato?
Mi ha fottutamente salvato.

Il tuo film preferito?
Il nastro bianco e In the mood for love.

Cucini con piacere o per necessità?
Totale necessità.

Il nome di tua madre ha un significato particolare?
No

44. Lavori di notte?
Mai.

Le cinque app che usi di più?
Insagram, e-mail, app della Banca, app della palestra per prenotare i corsi, Vestiaire Collective.

Qual è l’animale che ti rappresenta meglio?
Una civetta.

Se non facessi arte, cosa faresti?
Lavorerei nella moda, che è comunque arte. Penso farei il consulente…

Il messaggio in bottiglia che getteresti in mare?
“Non veniteci a cercare, non ne vale la pena”

Hai mai fatto qualcosa di imbarazzante in pubblico?
Mai.

La tua serie TV preferita?
Neon Genesis Evangelion.

Hai mai lavorato per compiacere?
Si, ancora oggi, a volte, per il terrore di essere dimenticato.

Il tuo segno zodiacale? Ci credi?
Capricorno, non credo molto nelle stelle, però è argomento d’intrattenimento perfetto per sviare altre conversazioni che risulterebbero ancora più noiose.

Hai un oggetto portafortuna?
Un ciondolo ottocentesco dipinto a mano con due infanti ed un cane ricciolo. Ho tanti ammennicoli che cambio, alterno, imprimo poteri inesistenti ed infinita speranza.

Il posto più sorprendente che hai visitato?
Certi scorci della Cornovaglia, commoventi.

Cosa pensi non esisterà più tra cinque anni che oggi usiamo ogni giorno?
La stampante e la buona creanza.

C’è qualcosa che preferiresti non dover mai fare?
Lavorare.

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